Il Lard d’Arnad, prodotto a denominazione di origine protetta (DOP), si ottiene dalla lavorazione del solo spallotto di maiali di peso superiore ai due quintali provenienti da allevamenti della Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Adeguatamente sgrassato e successivamente squadrato, viene posto a maturare nei “doils”, antichi recipienti in legno di castagno o di rovere, all’interno dei quali, agli strati di lardo sovrapposti fino a riempimento, si alterna una miscela composta da sale, acqua, spezie, aromi naturali ed erbe aromatiche di montagna. Qui il lardo viene lasciato a stagionare per almeno tre mesi. E’ durante questo processo che il prodotto si concretizza, assumendo il profumo e le tanto apprezzate caratteristiche organolettiche che lo contraddistinguono. Ogni fetta è bianca al taglio, con una possibile venatura di carne in superficie e dal cuore leggermente rosato. Degustandolo si scioglie in bocca lasciando al palato un sapore gradevolmente dolce. Il Vallée d’Aoste Lard d’Arnad DOP viene venduto confezionato sotto vuoto nelle diverse pezzature oppure tagliato a piccoli cubi e conservato in contenitori di vetro. CONSIGLI D'USO Conservare in frigorifero, o preferibilmente in una zona fresca e aerata (tra 0° e + 6°C). Per una migliore ossigenazione si consiglia di estrarlo dalla busta sotto vuoto circa 15 minuti prima di consumarlo. Dopo l’apertura avvolgere in carta di alluminio o pellicola trasparente. Per ottenere delle fette precise anche senza l’affettatrice si consiglia di metterlo in congelatore per circa 15-30 minuti prima di affettarlo. Per gustarlo al meglio, si consiglia di abbinarlo a dei crostini di pane di segale, ammorbiditi da un goccio di miele.
INGREDIENTI: Lardo di suino, sale, piante aromatiche locali(rosmarino, salvia, aglio, lauro) spezie. Non contiene conservanti
FONTINA DOP
Nella onomastica rilevabile dai documenti antichi sulla Valle d'Aosta il nome Fontina ricorre con una certa frequenza. Sin dalla metà del 1.200 si incontra la famiglia "de Funtina" e cento anni dopo si legge "de Fontines". Molto ricca è la documentazione sull'uso del nome Fontina per indicare i luogh (toponomastica): prati, terreni, villaggi... Lentamente sorge, scorrendo gli archivi, l'abbinamento del nome Fontina al nostro caratteristico formaggio; in sostituzione al "vacherinus", in abbinamento al "seras" e poi a partire dal XVIII secolo usato in modo inequivocabile per il formaggio tipico. Per molti secoli la Fontina venne prodotta là dove era possibile avere abbastanza latte, cioè abbastanza vacche, e cioè in alpeggio. Durante l'inverno la quasi totalità delle famiglie valdostane non aveva che una o due o tre mucche, per la famiglia appunto. Solo nel corso del 1.800 si costituirono le latterie turnarie e il latte da lavorare fu messo in comune con spirito cooperativistico. La Fontina è dunque figlia dell'alta montagna, dell'alpeggio e ha preso il nome da nobili casati e ricorrenti toponimi della Valle d'Aosta. Se visitate i castelli valdostani, osservate gli affreschi di Issogne. Tra dame, cavalieri e guerrieri vedrete un medievale banco di vendita del formaggio: si riconoscono le tipiche forme di Fontina. E' il segno di una tradizione -anzi di un'arte- che in questa terra continua da sette secoli e ha dato gusto a generazioni di valdostani e di visitatori. Fontina, una parola ricca di storia, un nome che oggi garantisce a livello europeo il rispetto di rigorose norme di produzione e consente di mantenere la specificità e le qualità organolettiche del prodotto, così come la secolare tradizione da cui deriva.